Recensione di Cresy Caradonna 2018

Parlare dell’artista Giuseppe Cantatore sarebbe come andare oltre il concetto di arte nel senso che il suo talento è indubbiamente creativo a tutto tondo, nato a Bari con la passione della pittura esplora mondi nuovi e solo nell’età matura decide di farne la sua principale attività.
Gli ulivi del suo amato sud che ama dipingere nelle sue opere, sono un groviglio d’emozioni che creano negli occhi di chi li guarda, la sensazione di un forte attaccamento alle radici native che riesce a trasmettere attraverso i colori impressi sulle sue tele con pennellate che vanno a coinvolgere le tipiche sfumature del sud.
L’artista è in un continuo viaggio metafisico che lo rende unico e particolare sempre alla ricerca di quel quid di creatività come ricerca interiore e positiva verso gli altri.
di Crescenza Caradonna

 

Recensione di Emanuela del Carpio 2015

Un artista molto particolare.......Orientato verso una ricerca oggettiva specifica, senza

 

trascurare le ultime sperimentazioni di tecniche molto innovative, che riescono a coinvolgere

 

il fruitore , anche fisicamente. La cosa strana è che da un'artista di un realismo , quasi

 

maniacale, l'unica cosa che non ti aspetteresti , sono proprio tecniche così peculiari. E' un

 

po' come quando, in arredamento si accoppiano pezzi d'antiquariato con nuovissimi pezzi

 

di Design. L'importante è trovare l'armonia e mi sembra proprio che Cantatore ci riesca

 

benissimo!

 

Emanuela Del carpio

Collega pittrice ed opinionista

 

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Recensione di Elena Quidello 2010

sull'opera "Ulivo" 2010

Maestoso lo scenario naturalistico dell'artista Cantatore che nella rappresentazione del paesaggio esalta il dinamismo di una natura viva e turbolenta. I fili d'erba piegati dal vento ed il turbinio di nuvoloni in corsa per la pioggia imminente, evocano suggestioni, passioni e tormenti di vita contadina; quella vita che racconta di fatiche umane, di casolari solitari, di ideali infranti. In tal senso Cantatore diviene espressione della voce e dell'anima collettiva di un popolo di cui si avverte la presenza al di fuori della scena; un'anima contadina plasmata da un secolo di vita e di storia, a testimonianza della quale si erge, il primo piano imponente di un robusto albero d'ulivo secolare. Un albero simbolo di longevità e di forza che resiste alle intemperie della natura ed al quale l'artista affida la lotta, la rinascita. Emblematico appare l'uso del colore. Il bianco dei nuvoloni, riflesso di un sole nascosto, si estende ai lembi di terra sottostanti invadendo altresì, il casolare solitario che nella luce ritrova il suo calore, la sua quiete, la sua intimità.

Elena Quidello

Opinionista

 

Critica di Mario Micozzi 2009

Giuseppe Cantatore che nasce da una famiglia di ascendenze artistiche (non a  caso il suo cognome è quello del grande Domenico di Ruvo di Puglia) dopo i suoi studi e varie esperienze artistiche acquisite, è riuscito a pervenire all'acquisizione di uno stile personale che senza necessariamente allinearlo a quelli che vanno alla moda, lo impone distaccandosene.

Cantatore è stato apprezzato da pittori già affermati come la compianta Italia Ciasca e Luigi Dragone che fu allievo del grande Renato Guttuso. Diversamente dalla pittura espressionista di origine tedesca, che ritrae la realtà nella sua acuta esasperazione e distorsione lasciata e abbandonata a se stessa come fossero parto della natura e basta e quindi non mediata, non interiormente-,Cantatore la fa sua nella ragione in cui la vede e la interpreta personalmente innestata sulla scala delle valenze negative o positive della sua esperienza.

Per Giuseppe Cantatore, di cui per la prima volta facciamo la conoscenza attraverso l'attento esame delle sue opere, ci pare siano due gli orientamenti da lui perseguiti che balzano evidenti ai nostri occhi. Il primo  di essi è il rapporto conoscitivo, sapientemente rilevato tra la realtà rappresentata attraverso immagini deformate ( fin qui rispecchiando ma molto lontanamente quella che è la caratteristica precipua dell'espressionismo del nord Europa) e la sofferta, patita "ferita" percezione dei sentimenti che Cantatore nutre difronte alla movimentata e composita realtà esterna. Pertanto egli è scosso da brividi di cali emotivi quando si trova a dipingere, ad esempio,il paesaggio di natura sconvolta da una tempesta come nel quadro "Quando non sorge il sol", lesionata da lampi paurosamente accecanti, rintronata da tuoni che ad essi seguono, suscitando paure in lui  ancestrali psicologizzate e rimemorizzate attraverso una  ormai scomparente iridescenza splendida sussultata da una dinamica quadricromia. Ma Cantatore sa poi cercare il controcanto e cioè l'alternativa alle espressioni esasperate dalla realtà dipinta, riuscendo a superarle nel tripudio della gioia virtuale  e sensitiva della visività del paesaggio tornato a risplendere dopo il buio che ha oscurato il sole della sua infanzia, della sua giovinezza, lo spirito della speranza nell'opera "Per sempre così". 

Per sempre cioè nell'ottica di un ritrovato simbiotico se pur illuso "equilibrio" tra l'aggressività composita dell'esterno (presente nel primo quadro come in quest'ultimo) ecologicamente depressi attraverso una fonte suggestiva della visione e la forza interiore di riscatto dalla depressione(questa è la novità di Cantatore) di  risvegliata fiducia  in se stesso con la quale superare la negatività dell'impatto con la diversità e il contrasto dell'essere e del non essere.

Perchè il tutto si faccia sogno, si faccia poesia del silenzio, evocazione del mistero.Il secondo orientamento di Cantatore, ci pare si basi sulla concatenazione cronologica delle stagioni che si avvicendano e sulla contrapposizione e al tempo stesso sulla somiglianza degli accadimenti di un presente e di un passato che ritornano ogni volta nei suoi paesaggi di ieri e di oggi come di sempre. Nell'impasto coloristico denso e fortemente movimentato, come nelle forme tradizionali e innovative che fanno un tutt'uno con la diversità delle sensazioni interiori talora amare, tal'altra sconfortante e dolci dei paesaggi naturali e dell'anima (occorre dirlo a questo punto)ricchi di storie da descrivere partecipativamente, da raccontare sulla tavolozza.

Mario Micozzi 

scrittore e critico d'arte

Quando non sorge il sol

Per sempre così



Critica di Teresa Gentile 2009

Giornalista

Giuseppe Cantatore è un artista molto sensibile e dotato di interiorità e sincerità. Rivela uno spirito francescano nella sua umiltà e nel proprio amore grande per la natura e per i meravigliosi colori delle albe e dei tramonti. Immagini e sensazioni sono caratterizzate da una libertà espressiva che è vicina alla sua spiccata sensibilità ed al suo carattere appassionato. Sono legate al mondo di una natura che è stata filtrata dalla memoria e dal cordoglio delle emozioni e per questo gli consentono di comunicare con Dio ed apprezzare il fascino di ogni cosa creata.Inoltre esse presentano un'armonia luminosa, una notevole purezza espressiva ed un certo stile molto personale, originale e vigoroso ma sanno serbarsi ariose e lievi come una dolce carezza. Sono impastate di luci e colori freschi e palpitanti che prendono vita dal tripudio di pennellate veloci che tendono a catturare i magici istanti dell'ispirazione proiettata a condensare un sentore d'eternità in opere uniche ed irripetibili che sgorgano direttamente dal sentire malinconico e nostalgico dell'artista e riflettono emozioni arabescate in cui chi osserva finisce con il restare impigliato.

Nelle boe di paesaggio da una stagione della sua esistenza all'altra, ha sempre espresso ogni  travaglio interiore ed ogni catarsi in modi sempre più maturi di dipingere microcosmi che invitano alla meditazione e nella pittura ha rintracciato la sua più fedele amica ed alleata per poter volare sempre più libero verso gli ampi orizzonti di luce che l'attendono. 

Le sue opere sono dense d'arte proprio  perchè molto riconoscibili. Sgorgano da un bisogno insopprimibile del suo animo e ritraggono paesaggi  che sanno porsi in bilico sapiente tra finito e infinito comunicando a chi le osserva un senso  di vertigine unita ad una sensazione di affiorate levità e mistero che consente allo spirito di innalzarsi al di sopra dei colori e delle forme per dar vita a forti collegamenti con il fondo archetipico di noi che custodisce le ancestrali idee del bello e dell'armonia, che avvertiamo simili agli echi di una comunicazione interrotta ma non cancellata del tutto.

Teresa Gentile

Giornalista e critico d'arte

 

Critica di Umberto Colapinto (CUBER) 2009

pittore

La gente che si è interessata all'arte di Cantatore, si è trovata sempre concorde nel sottolineare i caratteri essenziali della sua pittura. Caratteri che riflettono un'esperienza tecnica, una conquista dei mezzi di espressione e una sicurezza di impostazione che è frutto della stessa esperienza e di una indomita volontà di imporre una propria personalità  e un proprio inconfondibile linguaggio , caratteri che investono inoltre e soprattutto,un fatto morale, un problema psicologico,un modo di sentire schietto: non sopraffatto da alcuna sorta di cerebralismo. Se il colore in una scala cromatica ricca di accensioni e di chiare trasparenze, nelle molteplicità di sensazioni che rivelano appunto la profonda ed immediata sensibilità ricettiva dell'artista, costituisce una delle precipue doti di Cantatore,esso non può essere considerato a se stante, bensi avvalorato e potenziato da una profonda conoscenza dell'elemento disegnativo.

Il disegno è appunto il substrato sul quale poggia tutta l'arte di Cantatore nella sua scala cromatica che è sempre costruttiva anche quando le trasparenze si fanno più leggere e sembrano dissolversi in impalpabili chiarità di luci filtrate.

Le opere che Cantatore ci propone dimostrano una netta e chiara maturità in questo campo.

Schivo di elogi, non ha assurde pretese di arrivismi facili e non tenta maniere estruse per imporsi. Ligio ai canoni fondamentali  dell'arte figurativa, sempre coerente con il suo carattere meditativo e poetico, con le sue opere non si allontana dalla rappresentazione, diciamo pure tradizionale ma sempre la più valida di una visione patetica della bellezza. sono questi i risultati di una interpretazione sincera che riflette la serenità d'animo dell'autore.

Nella pittura di Cantatore sembrano felicemente conciliarsi alcuni opposti elementi: la freschezza dell'autodidatta, o comunque dell'artista istintivo, e la sapienza di certe soluzioni stilistiche che non possono non derivare se non da un lungo, paziente, appropriato, esercizio dell'arte.

In questo senso la presenza dell'elemento naturalistico, che è pur sempre alla radice dell'opera pittorica di Cantatore, viene fortemente stimolata e come esaltata da quella vena espressionista lungo la cui costante, l'artista continua tutt'ora ad incontrare gli esiti più certi del suo lavoro. L'amico Giuseppe è un paesaggista convinto, infatti è difficile trovare nei suoi quadri figure umane. Artista rigoroso, sa dosare le masse, dando vita a "costruzioni" architettoniche all'insegna del perfetto equilibrio compositivo dalla solidità volumetrica e prospettica che si esprime nelle sue terre pesanti.

I suoi quadri non sbalordiscono mai, ma semplicemente resistono a lungo alla prova dello sguardo e giungono alla comprensione per una loro virtù segreta. Chi li guarda non è obbligato a "storicizzare" le sue impressioni, a tener conto di intenzioni, programmi, mode e correnti artistiche: è soltanto preso e trasportato nello spazio senza tempo della poesia. 

Questa è la testimonianza che io, collega pittore, posso portare sul lavoro e sull'arte dell'amico Giuseppe Cantatore.

CUBER

Pittore

Critica di Nicola Marturano 2009

La pittura di Giuseppe Cantatore fra una natura archetipa ed attesa dell'immagine.

Osservando lo spettacolo della natura quale letteralmente emerge come paesaggio protagonista nei dipinti di Giuseppe Cantatore,si ha una impressione di prima mano di trovarsi di fronte ad una impressione fissata dai colori sulla tela di un micro universo vegetale e geologico già visto e sperimentato all'interno della propria esperienza visiva. Ma si tratta solo di una impressione dovuta ad una consuetudine di rimandi mentali a luoghi pittorici già proposti o consumati dalla tradizione più o meno icastica di presentazione del paesaggio attraverso il colore sullo spazio circoscritto della tela; un'impressione però, momentanea perchè, subito dopo, il naturale paesaggistico di Cantatore ti trasporta in una dimensione di tempo vegetale e naturale che ti propone scenari archetipi di una geologia e vegetazione di aree primordiali di un tempo della terra ancora informazione, con una potenza di semplificazione degli elementi e del loro sviluppo "in fieri", che sembra rifarsi alle immagini esposte in forme letterarie di certi passaggi della creazione descritta dal libro della Genesi 1, 9-13,  sulla creazione e separazione delle terre dalle acque e della vegetazione, ma Genesi 1, 4, con l'esplosione creazionistica del Big Bang, genetico che espande la sua luce divina su un mondo embrionale che già vive, perchè la natura che affiora da colori altrettanto semplici, quasi elementari,ma essenziali a rendere l'idea di un contesto naturale che va stabilizzandosi in forme definitive,è una natura primordiale, ma inquieta anzi irrequieta, che avverte in se stessa la condizione di provvisorietà,che deve stabilizzarsi in una forma definitiva.

Ma, ecco, perché  in questa natura delle origini che la pittura di Cantatore recupera come paesaggio-motivo della sua pittura lo spettatore che lo legge nella riquadratura della tela, si sente immediatamente portato a passare oltre alla semplice sensazione naturalistica, anche  se collocabile in un inedito spaccato cronologico, quello  primigenio, per rapportarlo subito ad una sua precisa condizione, individualmente tutta sua, di destino esistenziale.

Di sentirsi, cioè, in sintonia  come una parte condivisibile e condivisa, di un mondo naturale in cerca di definizione ed equilibrio, come è l'intimo dell'uomo, da considerarsi, però in tutta la sua interezza fisica e psichica, che tende ad un punto di maturazione ed equilibrio di tutto il suo essere; una natura paesaggio che desidera essere antropizzato e l'artista produttore e lo spettatore che intendono, magari, in metamorfosi rendersi partecipi ed attori all'interno di quello spazio da completare e migliorare come nell'individuo adamitico, prima che il male possa corrompere ogni cosa.

Perché  quei lampi cosmici che solcano il cielo e l'orizzonte, simili a comete malefiche sembrano avvertire la presenza di oscure minacce, sintomi astrali di un disagio cosmico, foriero di pericoli incombenti. Ma non è una pittura disperata quella di Giuseppe Cantatore, perché  anche se l'espressionismo lacerato  e lacerante delle forme e dei colori, della pennellata che incide si ritrae dalla superfice della tela, sembra tutto sommato voler descrivere un luogo pronto, disponibile ad accogliere la figura umana che, se non si vede si sente presente e pronta ad irrompere sullo scenario naturale.

Sembra quasi di essere davanti ad uno di quelle ambientazioni paesaggistiche della poesia di Montale, che sentiva la pittura proprio come "ut poesi"  dove da un momento all'altro irromperà una delle sue Clizie o un'altra forma angelicata, ma salvifica delle sue eroine poetiche.

Perciò la visionarietà tesa, lancinante,  a volte, della pittura di Giuseppe Cantatore, è così semanticamente spessa di significati di speranza, di un riempimento di un microcosmo, che attende una sua particolare "epifania" salvifica e ricreatrice, che fermi in un bagliore di eternità l'attimo che sembra vuoto e in attesa di una sua redenzione esistenziale.

Nicola Marturano

storico dell'arte

Critica di Francesco Lacalamita 2008

L'artista Giuseppe Cantatore si propone artisticamente senza compromessi con la pittura detta "alla moda", ma attraverso la sua interiorità trasporta sulla tela la vita quotidiana della paesaggistica, che circonda con serenità il suo pensiero, dove nasce e costruisce l'espressionismo pittorico di se stesso.

attraverso una tavolozza impregnata di colore, talvolta aggressiva e descrittiva, dona all'interlocutore delle sue opere un messaggio visivo in stretta simbiosi tra passato e presente. Viaggia da oniriche espressioni volutamente  costruite dalle luci della materia che abbracciano il messaggio intrinseco dell'opera stessa.

La gestualità del segno che avvolge il soggetto tende a creare con continuità il legame  artistico tra la realizzazione ed espressione del suo essere libero. Cantatore è una conferma pittorica la cui novità è dettata dal colore e dalle forme tradizionali, legate da una sottile poesia che viaggia nel suo interiore.

Mi sono permesso di scrivere questa mia emozione sulla pittura di Giuseppe Cantatore

Francesco Lacalamita

(Presidente e critico d'arte Ass. culturale itinerando-Ventimiglia-Imperia) 

Recensione di Rossella Falcone 2007

Sull'opera Oche in volo

Un tramonto infuocato in cui cielo e mare fondono le loro sostanze nell'armonia dei rossi. Un paesaggio pervaso di una vitalità con cui l'osservatore trova una naturale simbiosi e un'autentica adesione emozionale.

Rossella Falcone

Storica dell'arte